STORIA JUDO - Judo Club Borgo Valsugana

JUDO CLUB BORGO VALSUGANA
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 ll Judo, così come noi lo conosciamo, è l'evoluzione meno pericolosa di una disciplina più antica : il Jujitsu, l’arte marziale dei Samurai.
 
Il Jujitsu ha origini lontane. Il Giappone nell’età antica era diviso in tanti feudi e questi signori guerreggiavano continuamente tra loro. Ognuno di questi aveva il proprio esercito e tra questi militari primeggiavano i Samurai. A tutt’ oggi il Samurai in tutto il mondo viene indicato o rappresenta il guerriero per eccellenza.
La parola “Samurai” deriva dal verbo “sameru” che significa “servire” perché questa era la funzione dei guerrieri professionisti del Giappone. I Samurai erano abili combattenti, una casta votata alla difesa e al servizio di un personaggio importante a cui erano legati da un giuramento di fedeltà. Il samurai era realmente un guerriero spietato e sprezzante del pericolo. L’esercizio continuo al combattimento armato e non, la pratica della meditazione zen e la stessa impassibile accettazione della morte erano solo il mezzo per conseguire la sua missione. Il guerriero feudale nipponico era un uomo come tutti, con passioni, debolezze e sentimenti, ma per necessità  era costretto a convivere  con l’idea di poter morire in qualunque momento. Egli pertanto, per garantirsi la sopravvivenza e una certa serenità d’animo, doveva sottoporsi ad un addestramento intenso e coltivare il proprio spirito allontanandolo dai desideri terreni ed abituarlo ad accettare la morte.
Il nome Jujitsu è composto da due ideogrammi Ju e Jitsu dove il loro significato sarebbe rispettivamente cedevolezza e arte, ovvero Arte della Cedevolezza.  Nel VII secolo il Giappone fu caratterizzato da un lungo periodo di tranquillità e quindi migliaia di samurai si trovarono di fatto disoccupati. Tanti di questi divennero perciò Ronin, ovvero guerrieri senza padrone che per campare misero a frutto quanto avevano appreso sui campi di battaglia aprendo diverse scuole di arti marziali perfezionando le tecniche di combattimento senza armi, ereditate dal passato.
 
 Ognuno di questi Maestri studiava, applicava e tramandava all’interno della sua scuola colpi di particolare efficacia così che l'uso strategico del corpo umano raggiunse livelli sbalorditivi di efficienza.
 
 In questi periodi il Giappone allontanò tutti gli stranieri e si chiuse alle novità degli altri paesi rimanendo isolato in una specie di medioevo senza l’uso delle armi da fuoco.
 
 Nel 1868 il Giappone pose fine al periodo di medioevo consegnando il potere politico dai militari all'imperatore. La capitale fu spostata in Tokio e il Giappone fu avviato ad una veloce modernizzazione aprendolo completamente all’occidente.
 Le arti marziali subirono per questo periodo una veloce decadenza in quanto la civiltà e costume occidentali consideravano superate e non più di moda le vecchie tradizioni del paese. In quel periodo vi fu una enorme diffusione delle armi da fuoco e i pochi esperti di arti marziali rimasero senza lavoro poiché nessuno voleva più seguire gli insegnamenti di lotta. I maestri non tramandavano più il loro sapere portando con se nella tomba i segreti delle scuole.
 
Quindi a causa di questa situazione il patrimonio marziale nipponico rischiava di essere dimenticato per sempre se un uomo non lo avesse rimesso in discussione. Egli si chiamava Jigoro Kano, nato il 28 Ottobre 1860 a Mikage. Egli giunse a Tokyo nel 1870 per continuare la sua formazione scolastica in Istituti d' Istruzione. Delicato di salute era alto solo 1.50 mt e pesava 48 Kg. a 16 anni decise di rafforzare il proprio corpo con la pratica della ginnastica e del baseball. Jigoro a causa della sua costituzione fisica era sempre oggetto di bullismo. Ferito nel suo orgoglio di samurai nel 1877 si interessò alle arti marziali e, seppur disapprovato dai familiari, prese lezioni di Ju Jitsu alla Tenjin Shinyo-ryu con i maestri Iso e H. Fukuda dai quali apprese i segreti del randori e dei kata. Al tempo stesso fu guidato dal maestro  Ihikubo della Kito-ryu che insegnava uno stile di Ju Jitsu del tutto diverso. Inoltre, il giovane Kano fece approfonditi studi su antichi testi di insegnamento (densho) di molte antiche Scuole di Ju Jitsu. Nel 1882, ormai laureato, accettò l'impiego di insegnante alla Scuola dei Pari (Gakushuin). Nel frattempo, aveva fatto le sue scelte fra i vari metodi di Ju Jitsu praticati fin dall'era Edo e con la collaborazione di soli nove amici-discepoli fondò la sua scuola: il Kodokan. Fondato nel 1882, il KO-DO-KAN significa letteralmente "Scuola per lo studio della Via"; inizialmente il dojo di Jigoro Kano era di soli 9 allievi su 12 tatami e si trovava in una saletta del tempio shintoista Eishoji sito nel quartiere Shimoya di Tokyo. Le tecniche che Jigoro Kano prese a base per il suo metodo "Judo Kodokan" si ispirano principalmente alle forme tradizionali delle scuole Kito-ryu e Tenjin Shinyo-ryu. Molte altre tecniche di Ju Jitsu furono modificate e affinate da quelle che in origine appartenevano alla tradizione, ma l'intima essenza del Judo, che faceva convergere forza e flessibilità, fu un concetto che Jigoro Kano definì a poco a poco con una ricerca razionale e con metodo scientifico. Il Kodokan e il Judo si imposero e il dojo di Tokio si ingrandiva di anno in anno. In pochi anni il metodo di Kano catturò l'attenzione del Ministero della Istruzione nipponico. Quest'ultimo cominciò a prendere in considerazione i meriti delle varie Scuole di Ju Jitsu con l'intento di inserire questa arte marziale tra le materie di studio accanto alla educazione fisica. Ben presto il Judo divenne materia integrante di studio nelle Scuole di tutto il Paese. Kano morì sul piroscafo Hikawa-Maru nel maggio 1938, mentre tornava in patria dopo aver presenziato al Congresso del CIO svoltosi al Cairo. Kano lasciò una specie di testamento spirituale ai judokas di tutto il mondo: Il Judo non è soltanto uno sport. Io lo considero un principio di vita, un'arte e una scienza. Dovrebbe essere libero da qualsiasi influenza esteriore, politica, nazionalista, razziale, economica od organizzata per altri interessi. Tutto ciò che lo riguarda non dovrebbe tendere che a un solo scopo: il bene dell'umanità. Il judo può essere praticato da tutti, a qualsiasi età e costituisce un eccellente diversivo alla vita quotidiana. Il judo permette di acquisire fiducia in se stessi, aiuta a liberarsi dalle angosce, dà sicurezza, forza e volontà nell'affrontare le avversità, dona una buona condizione fisica, agilità, tonicità dei muscoli e delle articolazioni. A questo riguardo il judo può essere considerato uno sport di base. Sport di equilibrio fisico e psichico, il judo permette a chi lo pratica di liberare l'aggressività naturale e di padroneggiarla; esso procura al judoka quel self-control che lo caratterizza.


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