MODELLO ORGANIZZATIVO E DI CONTROLLO
DELL’ATTIVITA’ SPORTIVA EX ART. 16 D.LGS. N. 39/2021
1. PREMESSA
1.1
Il presente Modello organizzativo
e di controllo dell’attività sportiva (di seguito il “Modello”) è redatto da ASD JUDO CLUB BORGO VALSUGANA (di seguito l’“Associazione”), come previsto dall’art.16 comma 2 del D. Lgs. 39/2021
nel rispetto delle Linee
Guida emanate dalla FSN/EPS cui l’Associazione è affiliata, nonché dei canoni
elaborati dal CONI con Delibera n. 255 del 25.07.2023 e dall’Osservatorio
permanente del CONI
per le politiche di Safeguarding, rubricati “I principi fondamentali per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di abuso, violenza
e discriminazione” e contenenti le Linee guida
per la predisposizione dei modelli organizzativi e di controllo dell’attività sportiva e dei codici
di condotta a tutela dei minori e per la prevenzione delle molestie, della violenza di genere e di ogni
altra condizione di discriminazione.
1.2
Il presente Modello si applica a tutti i Tesserati dell’Associazione, intesi
anche come i suoi
Soci, Dirigenti, Insegnanti Tecnici, Atleti/Allievi (e loro genitori, in caso di minori),
lavoratori, collaboratori e volontari ed in generale
agli operatori sportivi che, a qualsiasi titolo ed in qualsiasi ruolo, sono a contatto con gli Atleti/Allievi o che in ogni caso
sono coinvolti nell’attività dell’Associazione (di seguito indicati
indistintamente come i “Tesserati”).
1.3
Il Modello è aggiornato dal Consiglio Direttivo
dell’Associazione con cadenza almeno quadriennale e quando è necessario al fine
di recepire le eventuali modifiche ed integrazioni
dei Principi Fondamentali emanati dal CONI, le eventuali ulteriori disposizioni
emanate dalla Giunta Nazionale del CONI, le raccomandazioni dell’Osservatorio
Permanente del CONI per le Politiche di safeguarding, nonché le
eventuali integrazioni delle
Linee Guida adottate
dalla FSN/EPS di affiliazione.
1.4
Il presente Modello è pubblicato
sul sito internet dell’Associazione e messo a disposizione presso
la sede della
medesima, nonché comunicato al Responsabile delle politiche di Safeguarding
(Safeguarding Officer), istituito presso la FSN/EPS di affiliazione, in modo tale
da garantirne la conoscibilità da parte di tutti i Tesserati.
2.
FINALITÀ
2.1
Il Modello ha lo scopo di tutelare i Tesserati,
soprattutto se minori, e di prevenire le molestie, la violenza di genere e ogni altra condizione di discriminazione per ragioni di sesso,
etnia, religione, convinzioni personali, disabilità, età o orientamento sessuale. In
particolare, il Modello
persegue le seguenti finalità:
a)
prevenire e contrastare ogni condotta di abuso, violenza
o discriminazione, comunque consumata in ogni forma (anche
omissiva, o commissiva mediante omissione) e modalità (di persona o tramite modalità
informatiche, sul web e attraverso messaggi, e-mail, social network,
blog, programmazione di sistemi di intelligenza artificiale e altre tecnologie informatiche);
b)
la promozione dei diritti dei
Tesserati di essere
trattati con rispetto e dignità, nonché
di essere tutelati contro ogni forma di abuso, violenza, disparità di
genere o qualunque altra forma
di discriminazione;
c)
la promozione di una cultura e di un ambiente
inclusivi che assicurino la dignità ed il
rispetto dei diritti di tutti
i Tesserati, in particolare minori,
e garantiscano l’uguaglianza e la valorizzazione delle
diversità;
d)
la consapevolezza dei Tesserati in ordine ai propri diritti,
doveri, obblighi, responsabilità e tutele;
e)
l’individuazione e l’attuazione di adeguate misure,
procedure e politiche di safeguarding, anche in
conformità con le raccomandazioni del Responsabile safeguarding
dell’Associazione o della FSN/EPS di affiliazione, che riducano i rischi
di condotte lesive dei Tesserati, specie
se minorenni;
f)
la gestione tempestiva, efficace e riservata delle
segnalazioni di fenomeni di abuso, violenza
e discriminazione e la tutela
dei segnalanti;
g)
l’informazione dei Tesserati e loro genitori o tutori,
se minorenni, sulle misure e procedure di prevenzione e contrasto ai fenomeni di abuso, violenza e discriminazione
e, in particolar modo, sulle
procedure per la segnalazione degli
stessi;
h)
la partecipazione dell’Associazione e dei Tesserati alle iniziative organizzate
nell’ambito
delle politiche di safeguarding adottate;
i)
il coinvolgimento proattivo di tutti coloro
che partecipano con qualsiasi funzione o titolo all’attività sportiva nell’attuazione delle misure, procedure e politiche di safeguarding dell’Associazione.
3.
DIRITTI,
DOVERI E OBBLIGHI
3.1
Il Codice di condotta adottato dall’Associazione elenca
i diritti, doveri
ed obblighi di tutti
i Tesserati, anche in funzione
del ruolo ricoperto.
4.
FATTISPECIE RILEVANTI
4.1
Le fattispecie rilevanti ai fini dell’adozione di
misure preventive e di contrasto dei fenomeni
di abuso, violenza e discriminazione sono:
a)
“abuso psicologico”,
qualunque atto indesiderato, tra cui la mancanza di rispetto, il confinamento,
la sopraffazione, l’isolamento o qualsiasi altro trattamento che possa incidere sul senso di identità, dignità
e autostima, ovvero
tale da intimidire, turbare o alterare la serenità del tesserato, anche se perpetrato attraverso l’utilizzo di strumenti
digitali;
b)
“abuso fisico”,
qualunque condotta consumata o tentata (tra cui botte, pugni, percosse,
soffocamento, schiaffi, calci o lancio di oggetti), che sia in grado in senso
reale o potenziale di procurare direttamente o indirettamente un danno alla salute, un trauma, lesioni fisiche o che danneggi
lo sviluppo psico-fisico del minore tanto da compromettergli una sana e serena
crescita. Tali atti possono anche consistere nell’indurre un tesserato a
svolgere (al fine di una migliore performance sportiva) un’attività fisica
inappropriata come il somministrare carichi
di allenamento inadeguati in base all’età, genere,
struttura e capacità fisica oppure forzare ad allenarsi atleti ammalati,
infortunati o comunque doloranti, nonché nell’uso improprio, eccessivo,
illecito o arbitrario di strumenti sportivi. In quest’ambito rientrano anche
quei comportamenti che favoriscono il consumo di alcool, di sostanze comunque
vietate da norme vigenti
o le pratiche di doping;
c) “molestia sessuale”, qualunque atto o
comportamento indesiderato e non gradito di
natura
sessuale, sia esso verbale, non verbale o fisico che comporti una grave noia,
fastidio o disturbo.
Tali atti o comportamenti possono
anche consistere nell’assumere un linguaggio del corpo
inappropriato, nel rivolgere osservazioni o allusioni sessualmente esplicite,
nonché richieste indesiderate o non gradite aventi connotazione sessuale,
ovvero telefonate, messaggi, lettere od ogni altra forma di comunicazione a
contenuto sessuale, anche con effetto intimidatorio, degradante o umiliante;
d)
“abuso sessuale”,
qualsiasi comportamento o condotta avente connotazione sessuale, senza
contatto, o con contatto e considerata non desiderata, o il cui consenso è
costretto, manipolato, non dato o negato. Può consistere anche nel costringere
un tesserato a porre in essere condotte sessuali inappropriate o indesiderate, o nell’osservare il tesserato in condizioni e contesti non
appropriati;
e)
“negligenza”, il
mancato intervento di un dirigente, tecnico o qualsiasi tesserato, anche in
ragione dei doveri che derivano dal suo ruolo, il quale, presa conoscenza di uno
degli eventi, o comportamento, o condotta, o atto di cui al presente documento, omette di intervenire causando
un danno, permettendo che venga causato
un danno o creando un pericolo imminente di danno.
Può consistere anche nel persistente e sistematico disinteresse, ovvero
trascuratezza, dei bisogni fisici e/o psicologici del tesserato;
f) “incuria”, la mancata soddisfazione delle necessita fondamentali a livello fisico,
medico,
educativo ed emotivo;
g)
“abuso di matrice religiosa”,
l’impedimento, il condizionamento o la limitazione del diritto di professare liberamente la propria fede
religiosa e di esercitarne in privato o in
pubblico il culto purché non
si tratti di riti contrari
al buon costume;
h)
“bullismo, cyberbullismo”,
qualsiasi comportamento offensivo e/o aggressivo che un singolo individuo o più
soggetti possono mettere in atto, personalmente, attraverso i social network o altri strumenti di
comunicazione, sia in maniera isolata, sia ripetutamente nel corso del tempo,
ai danni di uno o più tesserati con lo scopo di esercitare un potere o un
dominio sul tesserato. Possono anche consistere in comportamenti di prevaricazione e sopraffazione ripetuti
e atti ad intimidire o turbare
un tesserato che determinano una condizione di disagio, insicurezza, paura, esclusione
o isolamento (tra cui umiliazioni, critiche riguardanti l’aspetto fisico,
minacce verbali,
anche in relazione
alla performance sportiva,
diffusione di notizie
infondate, minacce di ripercussioni fisiche o di danneggiamento di oggetti posseduti dalla vittima).
i)
“comportamenti discriminatori”, qualsiasi
comportamento finalizzato a conseguire
un effetto discriminatorio basato su etnia,
colore, caratteristiche fisiche, genere, status social-economico, prestazioni sportive e capacità
atletiche, religione, convinzioni personali,
disabilità, età o orientamento sessuale.
5.
ATTIVITÀ A RISCHIO
5.1
Sono considerate soggette a rischio di condotte di
abuso, violenza e discriminazione, così come descritte nell’art. 4, le seguenti attività dell’Associazione:
a)
gestione degli ambienti, luoghi e spazi
in cui può esservi presenza e/o esposizione fisica dei Tesserati (ad es. spogliatoi, docce,
ecc.);
b)
gestione degli accessi
presso i luoghi
di allenamento;
c)
gestione delle attività
sportive e degli
allenamenti/lezioni;
d)
viaggi, trasferte e pernotti per la partecipazione a gare e/o eventi;
e)
gestione di gare,
seminari, stages e/o
eventi sportivi sociali;
f)
selezione degli operatori sportivi;
g)
le attività di comunicazione dell’Associazione;
h)
i rapporti con i media
Per quanto riguarda i trattamenti e
prestazioni sanitarie con professionisti (ad es. fisioterapista, medico
dello sport, nutrizionista, psicologo ecc.), si osserva che essi sono gestiti direttamente dal Tesserato con il professionista e non dall’Associazione e pertanto sono sotto
l’esclusivo presidio e gestione del
medico e/o professionista abilitato, in base alle specifiche norme deontologiche.
5.2
Il grado di rischio di verificazione di fenomeni abusivi,
violenti e discriminatori può essere
classificato in:
a) Nullo: la fattispecie di abuso, violenza, discriminazione non è configurabile;
b) Basso: l’attività è ben
controllata e/o le attività dove si configurano le fattispecie di
abuso/discriminazione/violenza
sono rare;
c)
Medio: l’Associazione ha minimi strumenti di controllo per il monitoraggio delle attività
ovvero l’attività è ben controllata ma le fattispecie di reato potenziali sono frequenti;
d)
Elevato: l’Associazione ha insufficienti strumenti di controllo per il monitoraggio delle attività.
Nell’attribuzione
della probabilità si tiene conto, come grado e/o fattore di controllo dei
processi
aziendali, tra gli altri:
a)
Cause organizzative/procedurali, come lacune o insufficienze nel sistema organizzativo – gestionale;
b)
Mancanza o insufficienza di un sistema
di controlli interni
preventivi, ovvero mancanza di controlli;
c)
Problemi di comunicazione interna delle procedure o delle regole
ovvero mancanza di informazione sulle procedure;
d)
Difficoltà di individuare i responsabili di singole
operazioni, nonché assenza di registrazione delle stesse;
e)
Eventuale negligenza dei dipendenti/collaboratori.
Nella tabella che segue è individuato il grado di rischio per ogni attività abusiva, violenta o
discriminatoria di cui all’art. 4 del presente Modello, tenendo conto delle
misure di prevenzione implementate dall’ Associazione:
CONDOTTA
NULLO
BASSO
MEDIO
ELEVATO
abuso psicologico
X
abuso fisico
X
molestia sessuale
X
abuso sessuale
X
Negligenza
X
Incuria
X
abuso di matrice religiosa
X
Bullismo
X
Cyberbullismo
X
Comportamenti discriminatori
X
6. MISURE DI PREVENZIONE E DI CONTROLLO
6.1 Trasparenza e pubblicità
(i)
L’Associazione pubblica sul
proprio sito internet e mette a disposizione presso la propria sede
il presente Modello
ed il Codice di condotta, per garantire la piena e fruibile
accessibilità ai diritti
e ai doveri dei Tesserati, insieme la conoscenza delle procedure da seguire
per effettuare le segnalazioni di violazione.
(ii)
L’Associazione comunica
tempestivamente l’adozione del Modello al proprio Responsabile safeguarding ed al Safeguarding Office
della
FSN/EPS di affiliazione.
(iii)
L’Associazione comunica ogni informazione
rilevante
al
proprio
Responsabile
safeguarding.
6.2
Formazione dei lavoratori, collaboratori e volontari
(i)
L’Associazione, laddove non indetti dalla FSN/EPS di
affiliazione, organizza corsi periodici di formazione rivolti a tutti i soggetti
dell’Associazione che, a qualsiasi titolo
e ruolo, sono coinvolti nell’attività sportiva e sono a contatto con i Tesserati, soprattutto se minori.
(ii)
Tutti i soggetti di cui al periodo precedente sono obbligati a partecipare agli
incontri formativi organizzati dall’Associazione ed ai corsi
di aggiornamento annuali
previsti dalla FSN/EPS di affiliazione in materia di safeguarding, con l’obbligo di giustificare la loro eventuale assenza.
(iii)
Sono oggetto di formazione le seguenti materie:
diritti e doveri di atleti e istruttori; rapporti con gli atleti, in particolar
modo se minorenni; segnali di riconoscimento di situazioni di abuso o di difficoltà psichica di cui gli atleti
potrebbero essere vittima.
6.3 Accesso e uso dei locali
(i)
L’accesso alla struttura dove si svolgono
gli allenamenti/lezioni dei Tesserati minori
è sempre garantito a coloro che esercitano la responsabilità genitoriale
o tutoriale o ai loro delegati.
(ii)
Durante le sessioni di allenamento/lezione è
consentito l’accesso agli spogliatoi esclusivamente agli Atleti/Allievi dell’Associazione; sono garantiti spogliatoi distinti per genere, o, in alternativa, nel caso in cui ciò non sia
logisticamente disponibile, vengono predisposti turni
per usufruire dello
spogliatoio secondo il genere.
(iii)
Gli Insegnanti Tecnici
possono entrare negli
spogliatoi dedicati agli
Atleti/Allievi solo per motivi strettamente connessi alla
pratica sportiva. Agli Insegnanti Tecnici viene riservato uno spogliatoio
distinto o, in alternativa, nel caso in cui ciò non sia logisticamente disponibile, vengono predisposti turni
per usufruire dello
spogliatoio.
(iv)
Durante le sessioni di allenamento/lezione non
è consentito l’accesso agli spogliatoi ad utenti esterni o genitori/accompagnatori, se non previa
autorizzazione da parte di un Insegnante Tecnico o Dirigente
dell’Associazione e comunque solo per l’eventuale assistenza a Tesserati minorenni o con disabilità motoria o intellettivo/relazionale.
(v)
Non è consentito l’utilizzo di smartphone, foto/video camere o
qualsiasi altro
dispositivo di ripresa
all’interno degli spogliatoi.
(vi)
Le misure di cui ai precedenti punti sono attuata
anche in occasione
di gare, seminari,
stages e/o eventi sportivi
organizzati dall’Associazione.
(vii)
In caso di necessità, fermo
restando il tempestivo allertamento del servizio di soccorso
sanitario qualora necessario, l’accesso all’infermeria (se presente) è
consentito al medico sociale (se designato) o, in caso di manifestazione sportiva, al medico di gara oppure, in loro assenza,
ad un Insegnante Tecnico/Dirigente/Volontario formato
sulle procedure di primo soccorso, esclusivamente per le procedure
strettamente necessarie al primo soccorso nei confronti dell’infortunato; in
quest’ultimo caso, se possibile, dovrà essere presente almeno un’altra persona
(atleta, tecnico, dirigente, collaboratore,
ecc.).
6.4 Trasferte
(i)
In caso di trasferte che prevedano un pernottamento, agli
Atleti/Allievi dovranno essere riservate camere, eventualmente in condivisione con Atleti/Allievi dello
stesso genere, diverse da
quelle in cui alloggiano gli Insegnanti Tecnici, i Dirigenti o altri
accompagnatori, salvo nel caso di parentela stretta tra l’Atleta/Allievo e
l’accompagnatore.
(ii)
Durante le trasferte di qualsiasi tipo è dovere degli
accompagnatori vigilare sugli Atleti/Allievi
accompagnati, soprattutto se minorenni, mettendo
in atto tutte le azioni necessarie a garantire l’integrità
fisica e morale degli stessi ed evitare qualsiasi comportamento rilevante ai fini del
presente Modello.
(iii)
Durante le trasferte in cui partecipano Atleti/Allievi
di diverso sesso, è garantita la distribuzione
delle stanze in base al sesso di appartenenza e gli accompagnatori sono obbligati a vigilare sul rispetto dell’assegnazione delle stanze.
6.5 Gestione delle attività
sportive e degli allenamenti/lezioni
(i)
Gli Insegnanti Tecnici
oltre che attenersi
a quanto stabilito
nel Codice di condotta
dell’Associazione, devono in
particolare:
a)
informarsi preliminarmente in merito a specifiche
esigenze e/o problematiche (anche di salute)
degli Atleti/Allievi, al fine di gestire in modo adeguato la situazione;
b)
comportarsi in modo consono al proprio ruolo,
astenendosi dall’utilizzo di un linguaggio, anche corporeo, inappropriato o
allusivo, anche in situazioni ludiche, per
gioco o per scherzo;
c) prevenire e disincentivare
dispute, contrasti e dissidi anche mediante l’utilizzo di
una comunicazione sana, efficace
e costruttiva;
d)
intervenire immediatamente per contrastare ogni forma
di abuso, violenza e discriminazione tra Atleti/Allievi nell’ambito delle
attività sportive e/o degli allenamenti/lezioni a loro affidati;
e)
evitare ogni contatto fisico non necessario con gli
Atleti/Allievi, in particolare se minori; nel caso in cui fosse necessario
correggere posture e/o tecniche intervenendo direttamente sulla persona,
evitare di toccare le parti intime (es. genitali, seni, cosce, glutei);
f)
comunicare e condividere con gli Atleti/Allievi, in particolare se minori, gli obiettivi
sportivi, educativi e formativi, illustrando le modalità con cui si intendono
perseguire tali obiettivi;
g)
astenersi da comunicazioni e contatti di natura intima
con Atleti/Allievi, in particolare se minori, anche mediante social network e canali di comunicazione a distanza o di
messaggistica rapida; nel caso in cui fosse necessario dare comunicazioni di servizio, utilizzare il gruppo Whatsapp
ufficiale a ciò
dedicato.
h)
gestire la programmazione dell’attività sportiva e degli allenamenti/lezioni con gli
Atleti/Allievi con competenza e professionalità nel rispetto dello sviluppo
psicofisico di ogni Atleta/Allievo, tenendo
in considerazione la sua età, condizione
e preparazione fisica
ed obiettivi sportivi/agonistici;
i)
trattare tutti in egual modo,
ponendo la medesima
attenzione e dedicando lo stesso tempo, rispetto e dignità sia
ai più talentuosi che ai meno dotati;
j)
segnalare tempestivamente eventuali indicatori di
disturbi alimentari degli Atleti/Allievi loro
affidati;
k)
sostenere i valori dello Sport, altresì educando al
ripudio di sostanze e/o metodi vietati per alterare le prestazioni sportive
degli Atleti;
6.6 Supporto psicologico e psico-terapeutico
(i) L’Associazione può organizzare, nei limiti delle
proprie possibilità, incontri di gruppo con psicologi o psico-terapeuti per i
Tesserati (siano essi Atleti/Allievi, lavoratori, collaboratori e volontari)
che, a qualsiasi titolo e ruolo, sono coinvolti nell’attività sportiva oppure
adoperarsi per mettere a loro disposizione i contatti di un professionista per
poter ricevere assistenza psicologica o psico-terapeutica, anche in materia di disturbi alimentari negli sportivi, nel rispetto del principio di riservatezza, a spese
dell’interessato.
6.7 Selezione degli operatori sportivi
(i)
Nella selezione dei candidati per le funzioni
di operatori sportivi, al fine di garantire che essi
siano idonei ad operare nell’ambito delle attività dell’Associazione ed in diretto contatto con i Tesserati, soprattutto se minori,
l’organo direttivo dell’Associazione procede:
a)
alla verifica del possesso delle qualifiche e
requisiti idonei per l’espletamento dell’incarico;
b)
ad un colloquio preliminare con il candidato, avente
ad oggetto anche
le tematiche di safeguarding;
c)
alla verifica, presso gli uffici della FSN/EPS di
affiliazione, della sussistenza di precedenti disciplinari, a carico del
candidato, nelle ipotesi previste dal presente codice e dalla normativa in materia di politiche di safeguarding;
d) all’acquisizione obbligatoria delle idonee certificazioni rilasciate da parte delle
autorità competenti relative ai
precedenti penali del candidato.
(ii)
È causa ostativa
alla conclusione oppure
alla prosecuzione del rapporto di lavoro aver ricevuto:
a)
una condanna penale passata in giudicato per i
seguenti reati: art 600-bis (prostituzione minorile); 600-ter (pornografia
minorile), 600-quater (detenzione o accesso a materiale pornografico), 600-
quater.1 (Pornografia virtuale), 600- quinquies (iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile), 604-bis (propaganda e istigazione a delinquere per motivi discriminazione etnica e religiosa),
604-ter, (circostanze aggravanti) 609-bis (violenza sessuale), 609-ter
(circostanze aggravanti), 609-quater (atti sessuali con minorenne),
609-quinquies (corruzione di minorenne), 609-octies (violenza sessuale
di gruppo), 609- undecies
(adescamento di minorenni);
b)
una squalifica o inibizione sportiva definitiva
complessivamente superiore ad un anno, da parte delle FSN/EPS e del CONI o di
organismi sportivi internazionali riconosciuti.
(iii)
L’Associazione ha il potere di controllare
periodicamente il possesso dei requisiti e delle certificazioni richieste anche
durante l’esecuzione del contratto di lavoro o di collaborazione.
6.8 Rapporti tra i soggetti coinvolti nella pratica sportiva
(i)
L’Associazione favorisce le relazioni e il confronto
tra atleti, tecnici, personale di supporto,
esercenti la responsabilità genitoriale o chi si occupa
della cura dei minori,
anche organizzando incontri periodici di confronto allo scopo di
istaurare rapporti di collaborazione rispettosi dei diritti e ella dignità dei
soggetti coinvolti.
(ii)
Durante le sessioni
di dialogo e confronto tra i soggetti
che a diverso titolo sono
coinvolti nell’attività sportiva è possibile discutere di eventi e/o di
dinamiche che potrebbero risultare dannose per la salute fisica e psichica
degli atleti allo scopo di individuare
soluzioni comuni.
(iii)
Qualunque soggetto indicato nel comma primo del
presente articolo può prendere l’iniziativa chiedendo la fissazione di un
incontro con coloro che sono coinvolti nell’attività sportiva e individuando l’oggetto della discussione.
6.9
Comunicazione, relazioni
istituzionali e mass media
(i)
La comunicazione verso l’esterno, le relazioni istituzionali ed i rapporti
con i mass media sono di stretta competenza del Presidente dell’Associazione o di suo
delegato, a prescindere dai
mezzi e/o canali
utilizzati (es. web, social, comunicati e conferenze
stampa, interviste, video,
team meeting ecc.).
(ii)
Nella comunicazione deve essere utilizzato un
linguaggio appropriato, evitando espressioni volgari, offensive e/o
discriminatorie; non si non deve mai travalicare il corretto esercizio di
critica ed espressione del pensiero, astenendosi da commenti o considerazioni
lesive della persona e della sua dignità, sia dirette che indirette, a
prescindere che sia una comunicazione destinata ai Tesserati o verso l’esterno.
6.10
Reporting e monitoraggio
(i)
Ogni sei mesi,
gli Insegnanti Tecnici
e a tutti coloro che per qualunque ragione entrano in
contatto con gli Atleti/Allievi in modo continuativo, devono presentare al
Consiglio Direttivo ed al Responsabile safeguarding
dell’Associazione una relazione sull’andamento dell’attività e sugli
aspetti di safeguarding.
(ii)
Il Consiglio Direttivo, avvalendosi anche dell’ausilio
del Responsabile safeguarding, effettua un monitoraggio periodica dell’efficacia delle misure
preventive e di controllo
del Modello, implementando, se necessario, le opportune azioni
di miglioramento.
(iii)
L’Associazione redige annualmente una relazione sulle
attività preventive e di controllo effettuate durante
l’anno precedente, indicando l’attività di formazione svolta, il grado di partecipazione dei Tesserati,
eventuali procedimenti di segnalazioni di
abusi/violenze/discriminazioni iniziati e loro esito,
sanzioni adottate, misure
correttive, piani di azione
adottati per risolvere criticità e piani
programmatici.
6.11
Trattamento
dei dati personali
(i)
A tutti i Tesserati (o esercenti la potestà
genitoriale, se minorenni), all’atto dell’iscrizione/tesseramento, e comunque ogni
qualvolta venga effettuata una raccolta di dati
personali, deve essere
sottoposta l’informativa sul trattamento dei dati personali ai sensi dell’art. 13 del Regolamento UE n. 679/2016
(GDPR).
(ii)
I dati personali raccolti devono essere gestiti e
trattati secondo i principi di liceità, correttezza, trasparenza, limitazione
delle finalità, minimizzazione, esattezza, limitazione delle conservazione, integrità e riservatezza.
(iii)
In particolare, le categorie particolari di dati personali (quali l’origine razziale
o etnica, le opinioni
politiche, le convinzioni religiose o filosofiche, o l’appartenenza sindacale,
nonché dati genetici, dati biometrici intesi a identificare in modo univoco
una persona fisica, dati
relativi alla salute o alla vita sessuale o all’orientamento sessuale della
persona) possono essere trattate solo previo libero ed esplicito consenso
dell’interessato, manifestato in forma scritta,
salvi i casi di adempimento di obblighi di legge e regolamenti.
(iv)
L’Associazione, fermo restando il preventivo consenso
raccolto all’atto dell’iscrizione/tesseramento, può pubblicare sui propri
canali di comunicazione fotografie ritraenti i Tesserati prodotte
durante le attività
sociali, ma non è consentita produzione e la pubblicazione di immagini che possono causare
situazioni di imbarazzo o pericolo per i tesserati.
(v)
La documentazione (cartacea e/o digitale) raccolta
dall’Associazione contenente dati personali deve essere custodita garantendo
l’inaccessibilità alle persone non autorizzate
al trattamento dei dati.
(vi)
Tutte le persone autorizzate al trattamento dei dati
personali devono essere adeguatamente formate e devono rispettare le istruzioni
a loro impartite dall’Associazione in qualità
di titolare del trattamento dei dati.
7.
RESPONSABILE PER LE POLITICHE
DI SAFEGUARDING
7.1
L’Associazione nomina un Responsabile contro abusi,
violenze e discriminazioni (cd. Responsabile per le politiche di Safeguarding, di seguito anche il “Responsabile safeguarding”) allo scopo di prevenire e contrastare ogni tipo di
abuso, violenza e discriminazione sui tesserati, soprattutto di quelli minorenni, anche ai sensi dell’art. 33 comma
6 D. Lgs. 36/2021 e giusta delibera
della Giunta Nazionale del CONI del 25 luglio 2023, n. 255.
7.2
Il Responsabile safeguarding
non deve aver conseguito condanne penali e, prima della formalizzazione
della nomina, l’Associazione deve acquisire il certificato del casellario
giudiziale ai sensi dell’art. 25 bis del D.P.R. n. 313/2002 e del D.lgs.
n. 39/2014.
7.3
Il Responsabile safeguarding non deve aver subito procedimenti disciplinari per
abuso, violenza o discriminazione su atleti o altri lavoratori sportivi.
7.4
Il Responsabile safeguarding, esterno
o interno che sia, è dotato di autonomia e
indipendenza
rispetto all’organizzazione dell’Associazione.
7.5
Il Responsabile safeguarding
deve avere esperienza e competenza del settore sportivo praticato
dall’Associazione, garantendo la massima serietà e buon senso nell’adempimento dei
propri compiti.
7.6
La nomina del Responsabile safeguarding è senza
indugio pubblicata sulla
homepage dell’Affiliata o affissa
presso la sede
della medesima nonché
comunicata al Safeguarding Office della FSN/EPS di affiliazione.
7.7
La nomina ha durata quadriennale.
7.8
Il Responsabile safeguarding ha l’obbligo di partecipare ai corsi di
formazione e ai
seminari
informativi organizzati dalla FSN/EPS di affiliazione.
7.9
Il Responsabile safeguarding, favorendo la collaborazione dei Tesserati e di tutti
coloro che partecipano con qualsiasi funzione
o titolo all’attività sportiva dell’Associazione, ha il compito di:
a)
promuovere la corretta
applicazione del Codice
di condotta e del Modello;
b)
adottare le opportune iniziative, anche con carattere
d’urgenza, per prevenire e contrastare nell’ambito della Associazione ogni
forma di abuso, violenza e discriminazione nonché ogni
iniziativa di sensibilizzazione che ritiene utile
e opportuna;
c)
segnalare al Safeguarding Office della FSN/EPS di affiliazione
eventuali condotte rilevanti e fornire
allo stesso ogni informazione o documentazione richiesta;
d)
garantire la riservatezza delle attività svolte
in ragione del proprio ruolo;
e)
formulare al Consiglio Direttivo dell’Associazione le proposte di aggiornamento del Modello e del Codice di condotta,
tenendo conto delle caratteristiche della Associazione;
f)
valutare annualmente l’adeguatezza Modello e del Codice di condotta, eventualmente implementando un piano d’azione
al fine risolvere le criticità riscontrate;
g)
partecipare all’attività obbligatoria formativa organizzata dalla
FSN/EPS di affiliazione o
dall’Associazione.
7.10
Al fine di svolgere il proprio ruolo,
il Responsabile safeguarding può:
(i)
accedere alle strutture sportive in uso all’Associazione laddove
lo ritenga necessario;
(ii)
effettuare audizioni dei Dirigenti, Insegnanti Tecnici, Tesserati e di chiunque
entri a contatto con
gli Atleti/Allievi;
(iii)
effettuare ispezioni senza
preavviso.
8.
SEGNALAZIONE
DELLE VIOLAZIONI
8.1
La segnalazione di comportamenti in violazione del Codice di condotta e/o del Modello
adottati dall’Associazione può
essere effettuata:
a)
oralmente, al Responsabile safeguarding dell’Associazione;
b) inoltrando una e-mail all’indirizzo fornito dal Responsabile safeguarding
dell’Associazione;
c)
inoltrando una raccomandata all’indirizzo indicato dal
Responsabile Safeguarding dell’Associazione.
8.2
Nel caso di una denuncia che coinvolga un minore come presunta vittima,
i genitori o il
tutore legale del minore devono
essere tempestivamente informati, a condizione che
ciò non sia considerato un rischio per
la sicurezza del minore.
8.3
La ASD tutela
tutti coloro che effettuano in buona fede una segnalazione, tra cui:
a)
chi ha presentato una denuncia o una segnalazione;
b) chi manifestato l’intenzione di presentare una denuncia o una segnalazione;
c)
chi ha assistito o sostenuto un Tesserato nel
presentare una denuncia o una segnalazione;
d)
chi ha reso testimonianza o audizione in procedimenti in materia di abusi, violenze
o discriminazioni;
e)
chi ha intrapreso qualsiasi altra azione o iniziativa relativa
o inerente alle politiche di
safeguarding dell’Associazione.
8.4
La procedura di segnalazione si compone delle
seguenti fasi:
a)
segnalazione;
b)
registrazione della segnalazione in un apposito registro conservato dal
Responsabile
safeguarding;
c)
istruttoria della segnalazione;
d)
chiusura dell’istruttoria e comunicazione delle
risultanze all’Associazione e, laddove ne ricorrano i presupposti, agli
Organi di giustizia sportiva.
8.5
Dopo aver ricevuto la segnalazione il Responsabile safeguarding è
chiamato ad accertare la veridicità dei fatti
riportati dal segnalante e ad ascoltare tutte le parti coinvolte, redigendo
apposito verbale, custodito garantendo le misure adeguate di sicurezza e
riservatezza.
8.6
Laddove ne sussistano i presupposti, il Responsabile safeguarding deve anche comunicare la segnalazione al Safeguarding Office della FSN/ESP di affiliazione,
nonché agli organi di giustizia sportiva.
8.7
Nelle ipotesi in cui siano stati
segnalati eventi estremamente gravi e sussistano evidenti prove a loro
supporto, il Responsabile safeguarding può sollecitare il Consiglio Direttivo dell’Associazione ad adottare misure
cautelari di carattere sospensivo.
9. SISTEMA DISCIPLINARE E SANZIONATORIO
9.1
Le violazioni al Codice di condotta, al Modello ed
agli eventuali ulteriori Regolamenti emanati dall’Associazione o dalla FSN/EPS
di appartenenza, possono determinare, come conseguenza, azioni disciplinari a
carico degli interessati, anche a prescindere dall’instaurazione di un giudizio
penale nel caso in cui il comportamento integri una fattispecie di reato. La valutazione disciplinare può inoltre non coincidere con l’eventuale
giudizio espresso in sede penale, potendo tale valutazione riguardare anche
comportamenti che semplicemente infrangono le regole procedimentali e d’azione
previste dal Codice e/o Modello
e tuttavia non
ancora costituenti reato.
9.2
Il tipo e l’entità delle sanzioni verranno applicate, in concreto, dal Consiglio Direttivo, sentito il parere del
Responsabile Safeguarding dell’Associazione, sulla base dei seguenti criteri
generali di valutazione:
a) dolo o colpa della
condotta inosservante;
b) rilevanza e gravità degli
obblighi violati;
c)
livello ricoperto di responsabilità gerarchica e/o tecnica;
d) responsabilità esclusiva o concorrente nel determinare la violazione;
e)
professionalità e personalità del soggetto, precedenti disciplinari, circostanze in cui è stato
commesso il fatto
illecito.
9.3
L’irrogazione delle sanzioni disciplinari è ispirata
ai principi di autonomia (rispetto all’eventuale processo penale), immediatezza, proporzionalità ed equità.
9.4
Le sanzioni possono
consistere in:
(i)
richiamo verbale per mancanze lievi;
(ii)
ammonizione scritta;
(iii)
multa fino a € 100,00;
(iv)
sospensione dall’incarico o dall’attività fino a 6 mesi, con
allontanamento dalle
strutture di allenamento e gara;
(v)
risoluzione del contratto
in caso di collaboratore retribuito (in caso di
collaboratore anche socio dell’Associazione, espulsione dello stesso);
(vi)
Espulsione
Oltre alla sanzione, è fatto salvo il diritto dell’Associazione di chiedere il risarcimento dei
danni (morali
e materiali) subiti in conseguenza della violazione.
9.5
Resta inteso che i Tesserati soggetti alle sanzioni
della sospensione temporanea o dell’espulsione, a seconda della gravità delle
infrazioni commesse, non hanno possibilità
di rimborso di quote eventualmente versate a qualsiasi titolo.
9.6
Ove la prosecuzione dell’attività nel contesto
dell’Associazione possa arrecare pregiudizio
ai Tesserati, potrà disporsi la sospensione cautelare dalle attività sportive
in attesa della definizione del procedimento endoassociativo.
9.7
Viene garantito il diritto di difesa dell’interessato, concedendo un termine
di 20 giorni dal
ricevimento della contestazione disciplinare, per presentare le proprie controdeduzioni e con facoltà di richiedere l’audizione personale.
9.8
Resta impregiudicata l’applicazione delle sanzioni previste dai
Regolamenti della
FSN/EPS di
appartenenza da parte degli Organi competenti.
9.9
Nel caso di segnalazioni non veritiere, meramente
strumentali e/o intenzionalmente dirette a ledere ingiustamente il soggetto
segnalato, il responsabile – se Socio o Tesserato dell’Associazione verrà
espulso dalla stessa, oltre alle azioni penali e civili a suo carico.
9.10
Nel caso in cui l’Interessato sia sottoposto anche
a procedimento penale
e/o disciplinare sportivo, il Consiglio Direttivo può sospendere il procedimento endoassociativo in attesa della pronuncia
dell’Autorità giudiziaria competente. In tal caso,
il Consiglio Direttivo, a seconda della gravità dei fatti contestati, può altresì
sospendere cautelarmente l’interessato dall’incarico o dall’attività fino alla definizione del procedimento penale
e/o sportivo a suo
carico.
Approvato dal Consiglio Direttivo il 27/08/2024